August 26, 2010

CITTADINI, MA NON TROPPO

L.I.M.EN - la rivista on-line del gruppo "oltre i confini"
CITTADINI, MA NON TROPPO

http://limen.tn.it/2010/08/20/1068/


The Krasnals. Whielki Krasnal „We want to love the World: We love EU" (Nicolas Sarkozy) / The United Nations Climate Change Conference 2008 / from the series Great Poles”. 2008. Oil on canvas. 60 x 50 cm.

di Massimiliano Vaccari

È questa in sostanza la situazione riservata agli appartenenti alle etnie nomadi dell’Unione Europea.

Nell’ultimo decennio l’Unione si è allargata sensibilmente verso est, includendo Stati dove molti nomadi hanno cittadinanza. Quindi viene da pensare che per il trattato di Schengen, che regola la libertà di circolazione di servizi, beni e persone (di fatto in quest’ordine), in nome di tutto ciò che è bello e transazionalmente sincero, se sono cittadino di uno stato dell’unione allora devo essere giuridicamente anche cittadino europeo.

Questo non è così per i popoli nomadi che attraversano gli Stati nazionali della gente civile e stanziale.

Zingari, zigani, zingani o gitani sono termini generici e spregiativi usati per indicare un insieme di diverse etnie, dette popolazioni romaní che sono in massima parte stanziali e hanno generalmente la cittadinanza del paese in cui vivono. Non c’è alcuna connessione, neppure etimologica, tra il nome “rom” e il nome dello stato della Romania, il popolo di lingua neolatina dei rumeni e la lingua rumena.In Italia tuttavia in relazioni di emanazione ministeriale, come ad esempio gli studi del Ministero dell’Interno, si continua ad utilizzare il termine “zingari” per indicare l’insieme delle etnie e l’aggettivo “romanì” viene utilizzato solo in relazione alla lingua propria dei rom e sinti.

In Europa sono presenti diversi gruppi etnici della popolazione romaní: rom, sinti e kalé (quest’ultima soprattutto in Spagna).

Personalmente mi sono accorto che le ondate di odio e disgusto sociale si riversano quasi esclusivamente su quelle comunità di popolazioni romanì che hanno scelto e stanno portando avanti un preciso obiettivo: il nomadismo.

Il nomadismo ovvero una forma di mobilità scelta da alcune popolazioni legata solitamente alla loro forma di economia, ma che può essere praticata anche per motivi di tradizione storica e culturale, come lo è per alcune popolazioni romanì.

Ed ecco ora l’ultima manifestazione della paura verso i nomadi che sta avvenendo in Francia in questi giorni:Il 19 agosto è partito il primo volo per Bucarest dalla Francia. Poi ce ne sarà un altro il 20, e la settimana dopo un altro ancora per Sofia. Calendario di partenze serrato fino alla fine di settembre, per un totale di 700 rom che saranno espulsi dalla Francia e rimpatriati nei loro Paesi d’origine, Bulgaria e Romania. Anche donne e bambini costretti a fare fagotto, carovane di macchine e roulotte in movimento alle periferie delle città.

Sono almeno seicento le persone da rimandare in patria nel prossimo mese. Si tratta quasi sempre di cittadini comunitari, ma considerati “irregolari”. E qua ti voglio: perché dei cittadini europei dovrebbero essere considerati irregolari? Il principio che si ricava dagli accordi transnazionali europei è che “le limitazioni alla libertà di circolazione sono eccezionali e devono fondarsi su motivi di ordine pubblico, pubblica sicurezza o sanità pubblica”.

In poche parole: no alla gente con caravan e roulotte sospettata di spargere microcriminalità e offese al senso civico e morale, che puzza e non si lava e porta in giro le malattie. La descrizione tipo di un vero e proprio zingaro. Peccato che non siano tutti così, se lo fossero allora potremmo tranquillamente affermare che tutti i francesi sono dei tipi coi baffetti, il basco e un bicchiere di vino rosso in mano.

Lo scorso anno, circa ottomila rom furono rimpatriati in Romania, e ad ognuno vennero dati un biglietto aereo e una somma pari a 300 euro (100 euro in caso di minore).

Per questa ragione, il governo francese ha messo a punto uno schedario biometrico con il quale sarà possibile censire la popolazione rom e impedirne il rientro in caso di espulsione. In poche parole non si potrà ripassare dal via come al monopoli. E così il governo francese passa anche dalla parte dei caritatevoli: ma come vi diamo anche 300 euro a cranio e non vi chiediamo altro che rinunciare ai vostri diritti di cittadini comunitari e di andare a rompere le palle a qualche altro stato con il vostro stupido stile di vita non omologato e voi ancora a protestare? Siete incontentabili.

Negli anni precedenti, molti degli espulsi nel corso di operazioni simili sono riusciti a fare ritorno, potendo circolare liberamente all’interno dell’Unione. L’amarissima ironia di ciò è disarmante: sapere di poter circolare liberamente all’interno dell’unione, ma evidentemente senza avere alcun diritto a fermarsi; in un eterno circolo che li vede sballottati da stato a stato come fossero rifiuti tossici).

Secondo il ministro della Famiglia, Nadine Morano, «le deportazioni servono a dimostrare che non permetteremo più l’esistenza di campi illegali come abbiamo fatto per anni». Un sondaggio ha rivelato che il 79% dei francesi appoggia il pugno di ferro del governo. La stessa immagine di Sarkozy, in caduta libera, è risalita di due punti.

Sarkozy vola alto come i suoi charter di rimpatrio per la Romania.

Amnesty International denunciava nel 2009 la nuova moda delle «deportazion» in Kosovo. «Rimpatri forzati sono attesi dalla Svizzera, dalla Francia e dai Paesi scandinavi», scrive l’organizzazione in difesa dei diritti umani. In Germania ci sono 12mila i rom e altre minoranze pronti a essere spediti in Kosovo nei prossimi mesi.

La Serbia, Paese che aspira all’Europa, manda i budlozer per cancellare i campi alle porte di Belgrado e far posto ai Giochi della gioventù. La nostra gioventù quella bella, quella che si lava e non puzza, quella onesta e sempre giusta.

Sgombri ROM in Europa – (Amnesty)

… e in Italia…

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